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Lo stato di salute della fauna selvatica in pianura. Richiesta di approfondimenti e indagini ambientali.

Il 13 Febbraio 2019 viene richiesto da SIPS Piacenza all’Assessore Regionale alla Caccia ed Agricoltura ed a ISPRA, di avviare, con sollecitudine, le indagini necessarie ad individuare le cause che mantengono, da anni, condizioni ambientali incompatibili con la vita della Fauna Selvatica nella pianura del territorio della provincia di Piacenza.

Di seguito tutti i passaggi:

 

Il 13 Febbraio 2019 SIPS Piacenza invia all’Assessorato agricoltura, caccia e pesca Emilia Romagna la seguente mail:

Oggetto: Richiesta approfondimenti/indagini ambientali

Premesso: 

– che nel 2008 nelle Zone Protette della Provincia di Piacenza sono state catturate 2.700 lepri;

– che nel 2012 le lepri catturate sono crollate a zero;

– che tale catastrofica situazione permane ancora oggi senza che le proposte Istituzioni, la Regione in primis, abbiano attivato alcuna efficace indagine sulla questione;

– che oltre alla lepre sono pure azzerate le presenze di altre specie quali: fagiani, starne, pernici rosse e perfino nutrie;

– che tale realtà caratterizza le aree coltivate della pianura diversamente dalle zone collinari e montane;

– che in una zona di pianura dove si coltiva solo frumento ed erba, quale l’aeroporto di San Damiano, sono state catturate nel mese scorso centro lepri;

– che tale situazione migliora oltre il confine provinciale con Parma grazie alla riduzione delle coltivazioni industriali che lasciano il campo alla foraggicoltura collegata alla produzione del parmigiano-reggiano, mentre la stessa realtà si propaga con le stesse caratteristiche nelle province di Lodi e di Cremona;

Si chiede all’Assessore Regionale all’Agricoltura ed alla Caccia di avviare, con sollecitudine, le indagini necessarie ad individuare le cause che mantengono, da anni, condizioni ambientali incompatibili con la vita della Fauna Selvatica nella pianura del territorio della provincia di Piacenza.

 

8 Maggio 2019 SIPS Piacenza riceve dall’Assessorato agricoltura, caccia e pesca Emilia Romagna la seguente mail a firma della dott.ssa Caselli:

Innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui le rispondiamo; a riscontro della richiesta di codesta Associazione pervenuta a mezzo email, preme innanzitutto sottolineare come la sottoscritta e l’Ente regionale condividano le preoccupazioni per lo status che la Lepre mostra in alcune aree del nostro territorio.

Questa premessa non è una sterile affermazione di principio o di comodo, ma è, ed è stata, anche uno stimolo programmatico che nel periodo di declino della specie da Voi segnalato, ha portato gli Enti competenti, (Regione e Provincia finché quest’ultima ha mantenuto competenze) a promuovere sia congiuntamente, sia individualmente una serie di iniziative, di ampio respiro, finalizzate a comprendere il fenomeno ed ad individuare le migliori prassi gestionali per contrastarlo, nell’ambito delle proprie possibilità. A comune memoria si riportano le più recenti, che hanno riguardato sia la diffusione di conoscenze e buone pratiche (nell’ambito faunistico venatorio, che è quello di competenza), sia il monitoraggio delle popolazioni e lo studio dei fattori di declino.

Relativamente al primo aspetto si segnalano:

  • 16 settembre 2014 (Bologna, Sala Poggioli), giornata sulla lepre nell’ambito del ciclo di seminari sulla gestione e conservazione della fauna. Nella giornata si sono susseguiti interventi di esperti del settore relativi a: “Stato di conservazione e distribuzione in Italia e in Emilia-Romagna”; “Criticità, fattori di minaccia, elementi di conflitto”; “Il modello di gestione in uso in Emilia-Romagna: presente e prospettive”; “Controllo delle popolazioni di volpe ed effetti sulla dinamica di popolazione della lepre”;
  • 16 ottobre 2015 (Bologna, sala Auditorium), collaborazione alla giornata organizzata dalla Società Italiana di Ecopatologia della fauna dal titolo: “Giornata di studio e confronto: la lepre, ecologia, patologie e modelli gestionali che ne influenzano l’andamento demografico”, con interventi

di esperti nazionali relativi a “Ecologia e conservazione”; “Gestione”; “Demografia”; “Monitoraggio sanitario”; “EBHS e Calicivirus”; “Parassiti”;

Relativamente alle ricerche ed ai monitoraggi effettuati, si ricordano i più significativi, tra quelli promossi o supportati dall’Ente, che hanno interessato il territorio piacentino:

  • Collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Milano per la valutazione dell’attività riproduttiva della lepre comune. La ricerca ha consentito di raccogliere ed analizzare un campione di uteri di lepri prelevate durante la stagione venatoria 2015/2016 in provincia di Piacenza, per comprendere le caratteristiche della riproduzione ed individuare eventuali anomalie;
  • Collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia dal 2015 e tuttora in corso, per il monitoraggio delle popolazioni di lepre in Zone protette della provincia di Piacenza e l’analisi dell’uso dell’habitat e della mortalità.

La conseguente produzione documentale, consistente in due relazioni del 2016 (una dell’Università di Milano ed una dell’Università di Pavia), una relazione del 2017(Università di Pavia) ed una Tesi di Laurea (A.A. 2016/2017, Università di Pavia) sono disponibili presso il Servizio Territoriale di Piacenza.

Tutto questo impegno ha portato ad evidenziare come la sopravvivenza delle lepri adulte delle aree indagate non risulti peggiore di quella osservata in studi su popolazioni vitali. Anche i principali parametri riproduttivi (numero di cucciolate, dimensione media della cucciolata ecc.), benché il numero di femmine adulte che partoriscono sia risultato tendenzialmente inferiore alla media, non si discostano significativamente dai valori attesi sulla base delle informazioni bibliografiche. Emerge quindi come il problema riguardi in parte il successo riproduttivo, ma soprattutto la sopravvivenza dei giovani. Resta ora da chiarire quali siano le cause di questo fenomeno. Gli esperti coinvolti hanno formulato diverse ipotesi e concordano nel supporre una interazione tra più fattori ambientali il cui peso resta ancora da individuare.

Un problema così complesso, che peraltro potrebbe coinvolgere più specie come da voi indicato, non può essere risolto con soluzioni semplicistiche. E’ quindi necessario impostare dei piani di monitoraggio e studio delle popolazioni di lepre in declino adeguati ad affrontare e comprendere tale complessità. In questo quadro un ruolo attivo deve essere svolto dalle Associazioni di portatori di interessi, che possono supportare l’Ente pubblico, oggi sofferente nell’organizzazione e nell’organico, nella individuazione dei contesti, delle risorse e delle modalità più funzionali alla risoluzione del problema, già noto nei suoi sintomi, ma non nelle sue cause profonde.

Vi invito pertanto a contribuire attivamente e propositivamente all’affinamento dei monitoraggi in corso, supportando gli Enti impegnati attraverso l’indicazione tempestiva ai Servizi territoriali delle aree a vostro giudizio più critiche ed esplicitando le risorse umane e non solo che siete in grado di “mettere in campo” a fianco di quelle “istituzionali” già coinvolte.

Personalmente sono disponibile a valutare, con tecnici ed esperti, proposte di miglioramento della gestione in atto ed a sensibilizzare soggetti diversi da quelli attualmente coinvolti se ne emergerà la necessità.

 

Il 3 Giugno 2019 SIPS Piacenza risponde dall’Assessorato agricoltura, caccia e pesca Emilia Romagna con la seguente mail:

Riscontro, a nome della scrivente Associazione, la sua cortese risposta in merito all’oggetto dalla quale apprendo, anche, che i problemi che abbiamo posto sono ben lontani dall’essere affrontati.
Ad oltre sei anni dall’insorgere dell’allarme sullo stato della specie simbolo della cacca ci sentiamo dire dall’Emilia Romagna, non dall’ultima Regione italiana, che dopo ben due convegni e perfino una tesi di laurea, della questione si conoscono i sintomi ma non le cause e per chiudere si chiede la collaborazione dei portatori di interessi.
Considero, consideriamo, la risposta ricevuta una grave dichiarazione di resa, tanto più grave se valutiamo che della questione l’Assessorato era ben consapevole se ha proposto al Consiglio Regionale un Piano Faunistico dove già si dichiarava lo stato della lepre “vulnerabile” e ancora ” forte criticità demografica della specie in tutta la Pianura Padana che coinvolge oltre all’Emilia Romagna anche Lombardia, Veneto e Piemonte” ancora “cattura delle lepri -63% dal 2011 al 2014, in peggioramento negli anni successivi” ancora “l’attuale modello gestionale si sta dimostrando inadeguato”.
Alla luce dei fatti ma soprattutto dei non fatti si deve pensare che pure inadeguato sia il livello dell’approccio dell’Assessorato al problema, sia sul piano politico che tecnico-amministrativo.
Ci perdoni, Assessore, ma siamo stati abituati ad Assessori del passato che molto prima dei sei anni trascorsi inutilmente, avrebbero messo in campo l’ISPRA, gli Istituti Zooprofilattici, gli Istituti di Ricerca, i consorzi fitosanitari, tute le Regioni interessate e poi, certo, anche i portatori di interessi.
Arrendersi prima di avere utilizzato tutti gli strumenti a disposizione fa pensare male e ciò non aiuta a coinvolgere proprio i portatori di interesse.

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Data
13 Febbraio 2019
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